Self Portrait
opere di Giovanni Esposito
al Museo del Fumetto
I personaggi di Giovanni Esposito sono distratti, pensierosi, posizionati di spalle, in ampi spazi aperti, o rinchiusi all’interno della propria camera da letto, intenti a osservare qualcosa, qualcuno, forse il vuoto. E così anch’io, intento a osservare questi disegni, per un attimo mi sono sentito un suo personaggio. Un qualcuno in attesa di qualcosa o di qualcun altro. Sì, perché questi protagonisti sembrano attendere, sembrano immortalati, anzi, fotografati in un istante che dà l’impressione di essere gonfio di pensieri, di frasi non dette. Sono personaggi, quindi, per un verso o per un altro, volutamente o meno, solitari. Distanti anche quando sono vicini. Ed è una sensazione, a volte, che sembra quasi sbirciata dal buco di una serratura. Il silenzio e l’atto di osservare dei personaggi amplificano poi il silenzio e l’atto di osservare di chi lì guarda. Rimarcando ulteriormente quel senso di solitudine che attanaglia anche quando non si è veramente soli.
Il testo è tratto dal testo critico di Enrico Miceli realizzato per la mostra